Inquinamento, a Ravenna 37 sforamenti in un anno di polveri sottili. Legambiente “Aria irrespirabile”

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Sulla qualità dell’aria sono ancora tanti gli sforzi da compiere, anche nel Ravennate, dove il limite di sforamenti consentiti dalla legge è stato superato. Limiti che diventeranno ancor più stringenti nel prossimo futuro. Solo cinque anni infatti ci separano dai nuovi limiti europei sulla qualità dell’aria, ma come sottolinea Legambinete “le città italiane sono drammaticamente impreparate: l’aria resta irrespirabile e i livelli di inquinamento attuali sono ancora troppo distanti dai parametri che entreranno in vigore nel 2030”. È quanto emerge dal nuovo report dell’associazione “Mal’Aria di città 2025”, lanciato oggi, a Milano, nel giorno di avvio della campagna itinerante di Legambiente “Città2030”, come cambia la mobilità che, fino al 18 marzo, attraverserà le città italiane per capire quanto manca alle aree urbane per avere un sistema di trasporto sostenibile, efficiente, accessibile e che renda le strade più sicure, a partire dagli utenti più deboli come i pedoni e i ciclisti.

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Il report Mal’Aria ha analizzato nei capoluoghi di provincia i dati relativi alle polveri sottili (Pm10) e al biossido di azoto (NO2). Nel 2024, 25 città, su 98 di cui si disponeva del dato, hanno superato i limiti di legge per il PM10 (35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo), con 50 stazioni di rilevamento – dislocate in diverse zone dello stesso centro urbano. Una situazione di picco, quella dello sforamento del limite giornaliero di PM10, che in molti casi ha riguardato molte centraline della stessa città. Un quadro che secondo Legambiente rivela come l’inquinamento atmosferico sia un problema diffuso e strutturale, ben più esteso di quanto amministratori locali e cittadini vogliano ammettere.

La situazione regionale

In Emilia-Romagna ben 5 città su 9 hanno superato i giorni di sforamento del limite di PM10; Modena è la peggiore con 52 sforamenti in un anno, seguita da Piacenza e Rimini a 40, Ferrara a 38 e Ravenna a 37. Se andiamo poi a vedere la media annuale della concentrazione di PM10 rileviamo un dato positivo, ovvero che nessuna città ha superato i limiti attualmente vigore (40 µg/mc); ma se considerassimo i limiti inseriti nella nuova direttiva approvata a livello comunitario, che entrerà in vigore nel 2030 e che per il PM10 fissa la concentrazione media a 20 µg/mc, solo Forlì rispetterebbe il parametro. Per Ravenna, con l’attuale media di 24 µg/mc, sarà necessaria una diminuzione del -17% sulle polveri sottili.

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La situazione è migliore per quanto riguarda l’NO2, inquinate principalmente dovuto al trasporto su strada; nessun capoluogo di regione ha sforato i giorni di limite e il confronto con i nuovi valori richiesti dalla direttiva comunitaria (20 µg/mc) vede solo due città, Modena e Rimini, con necessità di interventi correttivi. In questo caso Ravenna registra uno dei migliori valori in regione (seconda solo a Ferrara), con una media di 16 µg/mc.

“I dati per la nostra regione non sono del tutto negativi, le azioni messe in campo in questi anni stanno dando risultati. Occorre però essere più incisivi, perché al 2030 mancano solo 5 anni – commenta il presidente di Legambiente Emilia-Romagna, Davide Ferraresi – Occorre potenziare il trasporto pubblico locale e abbandonare i progetti obsoleti di nuove autostrade e di allargamento delle esistenti per favorire il trasporto su ferro. Occorre anche incentivare l’efficientamento energetico degli edifici, la dismissione delle caldaie a gas e del riscaldamento a biomassa in città insieme alla produzione di energia da fonti rinnovabili.”

“Se da un lato alcune politiche regionali sono state coerenti con gli obiettivi da raggiungere, dall’altro permangono progetti che vanno in senso opposto come, sul versante delle infrastrutture trasportistiche, l’autostrada Cispadana o il Passante di Bologna; insieme a queste vi sono gli impianti in fase di realizzazione per la distribuzione del gas metano, come il rigassificatore di Ravenna e i nuovi metanodotti. Occorre, ultima ma non ultima, una nota sul mondo dell’agricoltura. Abbiamo visto in questi anni un impegno progressivo su diversi fronti per ridurre le emissioni inquinanti, ma restano forti criticità proprio nel settore agrozootecnico – conclude Ferraresi – se nel bacino padano vogliamo un’aria più pulita occorre che anche i soggetti di questo ambito facciano la loro parte”.



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