Bologna, a scuola tutor e psicologi per orientare i «dispersi»: nasce lo sportello «OrMe»

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di
Daniela Corneo

Al via in San Felice dopo l’accordo tra Città metropolitana, Cpia e Cefal: in una sola settimana già arrivate 29 richieste di colloquio

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Apre in via San Felice uno sportello per aiutare i ragazzi a non abbandonare la scuola e per supportare chi invece ha già lasciato la scuola ma vuole reinserirsi. Si chiama «OrMe-Orientamento Metropolitano» ed è stato avviato, grazie ai fondi del Pnrr, dalla Città metropolitana insieme al Cpia, il Centro provinciale per l’istruzione degli adulti. In una sola settimana di apertura sono già arrivate 29 richieste di colloquio da parte di ragazzi tra i 15 e i 20 anni, ma lo sportello potrà prendere in carico ragazzi fino ai 29 anni proprio per dare loro gli strumenti per inserirsi in un percorso di formazione adulta. Il servizio è gratuito e metterà a disposizione di chi chiederà aiuto figure di tutor, psicologi e orientatori che guideranno i ragazzi e i giovani adulti in percorsi ad hoc studiati sulle loro esigenze.
Nello specifico, spiega la Città metropolitana, vengono proposti, in collaborazione con il Cefal Emilia-Romagna, percorsi individuali di mentoring e orientamento personalizzato, percorsi di tutoraggio e orientamento di gruppo, laboratori rivolti a piccoli gruppi per il potenziamento di alcune competenze. Il numero di richieste ricevute nella prima settimana da parte di scuole, ragazzi, genitori e adulti «è il segno — sottolinea Maria Grazia D’Alessandro, che coordina il Centro risorse dell’orientamento della Città metropolitana e si occupa dello sportello — dell’interesse e del bisogno di avere punti di riferimento che aiutino a orientarsi in un labirinto non facile da comprendere; è un tentativo di dare più possibile risposta a ragazzi e famiglie che possono trovare qui un punto unico di intercettazione dei bisogni».

L’ampliamento dell’offerta formativa

Lo sportello è aperto per appuntamento e finora le richieste sono arrivate da scuole, genitori, ragazzi, adulti che vorrebbero riprendere un percorso d’istruzione, educatori e servizi. Ed è sperimentale, sottolinea Emanuele Bassi, delegato metropolitano alla Scuola, «per cui è finanziato solo per quest’anno. Speriamo che la Regione possa in futuro darci altri finanziamenti per continuare questa relazione con i nostri studenti», facendo in modo cioè che il servizio diventi strutturale. «È sicuramente uno strumento in più che va a rafforzare un tema fondamentale — ha detto  Giuseppe Panzardi, dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale —: la dispersione scolastica è uno di quei temi in cui stiamo investendo maggiormente». Oltre all’orientamento, ha aggiunto Panzardi, «il vero problema è evitare che ci sia un irrazionale accanimento su alcuni indirizzi, penso ad esempio scienze umane che ha conosciuto un boom e che adesso viene ridimensionato, trascurando invece nuovi percorsi formativi. Noi quest’anno su Bologna attiveremo diversi indirizzi nuovi, come il 4+2 per i tecnici professionali e il liceo del Made in Italy allo Scappi di Castel San Pietro. Tutto questo rappresenta un ampliamento dall’offerta formativa e consentirà sicuramente di avere qualche alternativa importante, perché la dispersione spesso nasce anche dal fatto che i ragazzi non trovano la loro strada». In quest’ottica il percorso più breve di 4 anni per tecnici e professionali, con la possibilità di estendere con un biennio formativo utile all’inserimento nel mondo del lavoro, secondo Panzardi, darà nuovo «ossigeno» per contrastare la dispersione. Il via libera è arrivato per l’indirizzo moda all’Aldrovandi Rubbiani, per l’indirizzo turismo-enogastronomia del Rosa Luxemburg, per il turismo all’Itcs Salvemini di Casalecchio e per enogastronomia allo Scappi, dove a settembre sarà dato il via al primo liceo Made in Italy nel Bolognese.




















































Il fenomeno della dispersione

Nel frattempo anche il Cpia sta registrando un vero e proprio boom di richieste. A oggi sono arrivate infatti oltre 4.000 domande di iscrizione, a fronte di circa 1.700 inserimenti (in tutto le classi sono 124). Il 6,3% degli iscritti è italiano, il 93,7% di cittadinanza straniera e di questi circa un terzo sono donne. I minorenni, tra 16 e 18 anni, sono 273 cioè il 13%. Riuscire a quantificare il fenomeno della dispersione è difficile, per ammissione della stessa Città metropolitana: «Non ci sono dati ufficiali, proprio perché manca un approccio sistemico alla questione». Qualche dato messo a disposizione del ministero dell’Istruzione, però, indica che nell’anno scolastico ‘20-’21 e nel passaggio al ‘21-’22 c’è stato un aumento del tasso di abbandono nelle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est, pari rispettivamente a 2,9% e 2,6%, con una percentuale in Emilia-Romagna del 3,09%, la più alta insieme al 3,06% della Lombardia.

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