In Umbria si vive meglio che nel resto d’Italia. A confermarlo è il report BesT (Benessere equo e sostenibile dei Territori) diffuso dall’Istat che analizza nel dettaglio il cuore verde, dove emerge che il territorio regionale “presenta livelli elevati di benessere rispetto al complesso delle province italiane valutate sugli 11 domini del Bes dei territori. Infatti, considerando le distribuzioni di 64 indicatori provinciali in 5 classi di benessere relativo nell’ultimo anno disponibile, il 46,1 per cento delle misure colloca le province umbre nelle classi di benessere alta e medio-alta, mentre il 17,2 per cento le colloca nelle classi bassa e medio-bassa (gli stessi valori calcolati su tutte le province italiane sono rispettivamente del 41,8 per cento e 35,6 per cento). Nel confronto con le altre regioni del Centro, l’Umbria mostra il profilo caratterizzato dalla più bassa frequenza di posizionamenti nelle due classi di coda”. A livello provinciale, comunque, si notano ancora delle differenze. Da un lato, Terni è la provincia più svantaggiata con la frequenza più elevata di posizionamenti nelle classi bassa e medio-bassa e la frequenza più bassa nelle classi alta e medio-alta (rispettivamente 3,1 punti percentuali in più e 4,7 in meno rispetto a Perugia).
I PUNTI DI FORZA
I risultati migliori si osservano nel dominio Istruzione e formazione, con il 44,4 per cento degli indicatori nella classe di benessere relativo alta, il 22,2 per cento nella classe medio-alta e nessun posizionamento nella classe di coda. Tutti gli indicatori hanno valori migliori della media-Italia e 7 su 9 della media di ripartizione. I progressi più evidenti vanno cercati nella formazione continua, che nel 2023 aumenta di 3,6 punti rispetto al 2019 e tocca così il 13,8 per cento. Diminuiscono i giovani che non lavorano e studiano, i cosiddetti Neet, che scendono dal 15 al 10,5 per cento tra il 2019 e il 2023, quota più bassa rispetto ai connazionali che si attestano sul 16,1 per cento. Migliora poi la percentuale di persone tra i 25 e i 64 anni con almeno il diploma che raggiunge il 73,7 per cento, superando di oltre 8 punti percentuale la media italiana, e quella di laureati under 40 che arrivano al 33,2 per cento (rispetto al 30 italiano). Ma il vantaggio più marcato si registra per l’indicatore passaggio all’università, che misura la quota di neo-diplomati che si iscrivono per la prima volta all’università nello stesso anno in cui hanno conseguito il diploma e che in Umbria nel 2022 è pari a 59,8 per cento (8 punti percentuali in più dell’Italia e in crescita di 2,4 punti rispetto al 2019). Anche nel dominio Politica e istituzioni l’Umbria presenta una situazione di vantaggio evidente, con il 33,3 per cento degli indicatori nella classe di benessere relativo alta, la stessa percentuale nella classe medio-alta e nessun posizionamento nella classe di coda della distribuzione nazionale. La partecipazione alle elezioni europee del 2024 in Umbria, sebbene in calo rispetto al 2019, si attesta al 60,8 per cento e resta maggiore che in Italia (+11,1 punti percentuali). Si evidenzia inoltre una minore penalizzazione per la quota di donne elette nelle amministrazioni comunali (39,1 per cento nel 2023, oltre 5 punti percentuali in più rispetto al Centro e all’Italia), in un quadro nazionale che resta ancora distante dall’equilibrio di genere.
La prevalenza di posizionamenti buoni si conferma anche per gli indicatori relativi alla sicurezza (l’Umbria ha un profilo generalmente migliore dell’Italia in cinque casi su sei e del centro in quattro indicatori su sei) e nei domini Salute (la regione ha un tasso di mortalità infantile e un tasso di mortalità evitabile più bassi delle medie di confronto e una speranza di vita alla nascita più elevata) e Relazioni sociali.
Per quanto riguarda le condizioni economiche dei cittadini, la distribuzione del reddito disponibile equivalente segnala per l’Umbria un livello superiore rispetto a quello nazionale e del Centro: il 50 per cento degli individui residenti in famiglia dispone di almeno 18.600 euro annui, a fronte di un valore mediano di 17.500 euro per l’Italia e di 18.300 per il Centro. Bene anche l’area culturale: l’Umbria dispone di 156 strutture tra musei, aree archeologiche e monumenti, pari al 3,5 per cento delle 4.416 strutture censite in Italia nel 2022. La provincia di Perugia, che ospita l’80,8 dei musei della regione e attrae il 58,2 per cento dei visitatori, è il principale polo culturale con una media annua di oltre 8 mila visitatori per museo ed una quota di stranieri che raggiunge il 31,3 per cento. La rete di 119 biblioteche pubbliche e private dell’Umbria, che nel 2022 rappresentano l’1,5 per cento del totale nazionale (pari a 8.131 strutture), è presente nel 67,4 per cento dei comuni umbri e serve quasi 790 mila residenti.
I PUNTI DEBOLI
Il dominio Innovazione, ricerca e creatività rappresenta il maggior punto di debolezza per l’Umbria, con il 37,5 per cento degli indicatori provinciali nelle due classi di coda e nessun posizionamento nelle due classi più elevate. A livello nazionale oltre la metà delle misure provinciali è su livelli bassi o medio-bassi (51,5 per cento) mentre la frequenza delle due classi di benessere più elevate si attesta al 23,2 per cento.
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