“Non sapevo nulla, se la scuola mi avesse avvisato…”

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Storie Italiane torna a trattare il caso del povero Leo, il 15enne di Senigallia che si è tolto la vita dopo essersi sparato con la pistola del padre. In collegamento vi era l’avvocato della famiglia della povera vittima, che ha raccontato: “Non c’è alcuna novità, il silenzio assoluto, essere attivi per cancellare il famoso articolo 17, sostanzialmente un colpo di spugna a educazione civica, costituzione… nel mese di maggio il preside aveva spiegato che i ragazzi venivano puniti per comportamento di genitore o tutore, se un genitore parlava male di un docente, il ragazzo prendeva una nota per la prima volta mentre la seconda una sospensione, dando quindi responsabilità ai ragazzi per ciò che facevano i genitori”.



“Quando abbiamo messo alla luce tutte queste situazioni scolastiche e dopo che è morto Leo e dopo che il preside aveva annunciato azioni legali contro di me e la mamma di Leo, il 24 ottobre hanno fatto un collegio docenti dove hanno partecipato anche gli psicologi, sono venuta a conoscenza di questo grazie ad una lettera anonima e hanno cancellato di corsa questo articolo 17 che non esiste più”.

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LEO, 15ENNE SUICIDA A SENIGALLIA, L’AVVOCATO: “SCUOLA ASSENTE, VALDITARA…”

L’avvocato ha proseguito: “Per il resto la scuola è assente, rimane assente, non ha mai fatto le condoglianze e non sappiamo nulla. Quando noi abbiamo avuto l’incontro con il ministro Valditara, un incontro durato un’ora, poi il ministero ha fatto tre ispezioni, e alla terza è risultato qualcosa”.

“Il ministro ci ha assicurato che andrà fino in fondo, che i responsabilità pagheranno, per il semplice motivo che il bullo è anche chi sta in silenzio o ride, ma anche il docente che non fa il suo lavoro facendo le segnalazioni a scuola e genitori. Leo è stato negli ultimi dieci giorni per 7 orte con gli auricolari nelle orecchie per non sentire ciò che continuavano a dirgli e i docenti non hanno annotato nulla, i genitori avrebbero potuto attivarsi prima.



LEO, 15ENNE SUICIDA A SENIGALLIA, L’AVVOCATO: “IL DOCENTE DI SOSTEGNO…”

L’avvocato ha proseguito: “Il docente di sostegno ha parlato con Leo che gli ha detto che non avrebbe voluto più venire a scuola ma il docente non ha avvisato i genitori di Leo. La scuola deve educare i ragazzi alla vita, ma se non c’è il canale di comunicazione con la famiglia, questo non avviene, questi ragazzi non impareranno mai a comportarsi”. Per Giovanni Terzi: “Oggi i ragazzi hanno a che fare con telefonini e i social, dobbiamo convincere coloro che gestiscono i social a fare qualcosa. Non dobbiamo solo bloccare il video, dobbiamo capire come agire”.

La mamma di Leo, ha precisato: “Io penso che la scuola da parecchi anni è diventato un luogo dove i prof ignorano ciò che succede nelle aule, chiudono gli occhi, non parlano con i genitori, non vogliono parlare con i genitori ma non so perchè. Se io avessi saputo in anticipo la situazione avrei reagito in un’altra maniera. Il prof ha completamente ignorato lui e i prof ignoravano casino e chiasso che accadeva durante le lezioni, è meglio che cambi mestiere, nelle altre scuole queste cose non succedono”.

LEO, 15ENNE SUICIDA A SENIGALLIA, GIOVANNI TERZI: “NON BASTA QUESTA EQUAZIONE…”

Per l’avvocato della famiglia di Leo: “La scuola deve intervenire quando i genitori sono assenti, ma anche nei confronti dei genitori presenti. Il bullo è sempre figlio di un genitori, è diventato bullo forse perchè i genitori sono assenti”.

Giovanni Terzi però non ci sta: “Questa è una equazione sbagliata, ci sono genitori pessimi con figli eccezionali e viceversa, se bastasse questa equazione avremmo risolto più del 50% del tema. Io ho constatato con mano dei ragazzi che sono venuti fuori da situazioni terrificanti che sono professionisti incredibili, a volte accade ma non è una equazione. Il tema è intercettare come è cambiata la società e coinvolgere qualsiasi persona che possa capire come fare un patto educativo sui giovani”.

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