Azzurri sconfitti 3-1 all’Olimpico. Fino all’entrata dei titolarissimi la figura non è stata granché. Domenica si rigioca (al Maradona stavolta)
Era un azzardo, è andato male (Lazio Napoli 3-1, tre gol di Noslin ai minuti ’31, ’41 e ’50). Conte ha voluto correre il rischio di questa sconfitta con eliminazione probabilmente proprio nell’ottica di quella che lui chiama «la ricostruzione». Una sorta di esplosione controllata, i danni materiali essendo assai limitati. All’eliminazione agli ottavi di coppa Italia la piazza ha fatto l’abitudine e avere una competizione in meno non cambierà la mancanza delle coppe che contano. Adesso però l’allenatore ha potuto giudicare dal vivo giocatori che raramente avevano visto il campo e altri che non l’avevano mai visto. Il test è un messaggio al presidente per il mercato di gennaio e di luglio. Un messaggio alla piazza: state calmi. Un messaggio a se stesso: il contenuto è che tolti gli undici che ha scelto per la formazione titolare ha tre o quattro giocatori utilizzabili in ottica di altissima classifica. Gli altri dovranno cercare fortuna altrove. Lo immaginiamo stanotte, Antonio, non di ottimo umore, perché l’azzardo è andato proprio male. Volendo aggiungere una piccola malignità ci sarebbe il vantaggio nella gestione delle tensioni di gruppo: come dire, vi ho dato un’opportunità e abbiamo visto quanto valete. Si salvano Simeone, Neres, Gilmour, Spinazzola, lo stesso Caprile. Raspadori in grande difficoltà. Poco altro. Fino all’entrata dei titolarissimi la figura è stata meschinella assai. Diciamo anche brutta.
Undici cambi sono troppi per un allenatore che tenga alla coppa e non faremo torto a Conte accusandolo di aver commesso un errore. Sapeva tutto. E’ proprio la logica della sua «ricostruzione» che porta a considerare la serata una sorta di esperimento. Nonostante poi la danza sia cambiata al settantesimo, quando sono entrati un po’ di «titolarissimi» – aveva visto abbastanza, Conte. Si capisce adesso il suo scatto in conferenza stampa martedì verso chi gli parlava di vincere la coppa Italia. Niente da dire, logica impeccabile. Ma permetta un’osservazione: ieri sera la Lazio, che ha fatto la scelta di un turn over misto, ha dimostrato sapienza tattica, forma fisica, scioltezza nell’arrivare al gol. E domenica si rigioca.
Lo scuola bus difensivo di Antonio Conte regge trentuno minuti, sarebbero stati solo venti se Caprile non avesse parato il rigore di Zaccagni. Impressiona non tanto la decisione di difendersi, ma la fatica, la mancanza di fluidità nel farlo, la mancanza di ogni intesa, tutte cose che dovevano esser note all’allenatore. Poi il primo gol di Noslin stappa la partita e gli azzurri pareggiano quattro minuti dopo con Simeone. Ma è un Napoli fragile che ripiega di fronte alla maggiore sapienza della Lazio. Forse è stato agonisticamente più saggio il turn over misto di Baroni? Non si può chiedere, nell’ambiente Napoli le domande sono vietate. Si incazzano. Simeone sfiora un altro gol dopo il raddoppio di Noslin, secondo «crimine» della fase difensiva del Napoli dopo il rigore. Troppo squilibrio fra una squadra che è un mix di titolari e seconde linee e una che è letteralmente alla prima partita in questa configurazione. E’ la difesa, a prescindere dai gol, che lascia perplessi: Zerbin è nella situazione «non è arte mia», Rafa Marin lavora ma è fresco di stampa. Spinazzola e soprattutto Juan Jesus in allarmante anonimato. Il brasiliano farà anche autogol ma da un po’ non ne tengono conto. Sempre nel primo tempo c’è un atterramento di Folorunsho. Sarebbe rigore, ma rigorino, di quelli sarà difficile che il Napoli possa mai più vederne in questo campionato. Nella ripresa al 50 segnerà Noslin. Il ricambio con i titolarissimi regala al Napoli un finale dignitoso che impaurisce il tifo laziale. Ma la frittata è fatta, speriamo che serva allo scopo.
5 dicembre 2024 ( modifica il 5 dicembre 2024 | 23:01)
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